E’ chiaro,  le nostre difficoltà sono da addebitarsi esclusivamente a noi stessi, in qualche modo tutti comprendiamo che la nostra vita è lo specchio della nostra mente, ma nella pratica cambiare  la struttura della mente per fare esperienze diverse si rivela spesso dolorosamente impossibile. Le classiche affermazioni-dichiarazioni, da ripetere centinaia di volte per aumentare l’autostima o acquisire certe idee su di noi, non funzionano. Il motivo è semplice: vanno a cozzare con le convinzioni più profonde che abbiamo circa noi stessi. Più le convinzioni sono radicate più il desiderio frustrato di averne di diverse, se non opposte, crea come risultato una ulteriore manifestazione che proprio quelle convinzioni lì siano, nostro malgrado,  la Verità assoluta, se mai ve ne fosse una. Cercare di portare la nostra attenzione su caratteristiche che vorremmo ma non abbiamo, al fine di ottenere un cambiamento, ha come reazione automatica, immediata, lo spostamento dell’attenzione su quello che c’è già, consolidato da decenni. La mente inserirebbe il nuovo dato ma è costretta a rigettarlo perché, confrontando l’affermazione con altri pensieri,  lo trova falso, privo di logica, irrealizzabile. Fin qui credo di aver descritto l’esperienza di tutti noi. Ora invece vorrei condividere una cosa simpatica nella quale mi sono imbattuta questo pomeriggio. Si tratta delle “Afformation”, le conoscevate già? Proseguo per chi, come me, non ne avesse mai sentito parlare. Non si sa se e quanto funzionino, ma di sicuro a me hanno fatto sorridere. Se la mente è come un navigatore alla perenne ricerca di risposte, ecco il modo per inserire il dubbio circa le nostre caratteristiche negative. Cerco di spiegarmi. Una Afformation non è una affermazione che, lo sappiamo, viene immediatamente verificata dalla mente, e, alla luce dei dati in suo possesso, se classificata vera, quindi già nostra, nulla di nuovo; se classificata falsa rimane fuori dalla porta, nulla di nuovo.  Una Afformation è una domanda, una domanda particolare, una sorta di enigma, una “domanda aperta” per dirla alla Umberto Eco, ed è il motivo per cui la mente non può rifiutarla. Non rifiutandola la deve prendere in considerazione come possibilità… i problemi possono essere risolti. Se affermare semplicemente: “sono felice ”, mi crea la situazione di portare a galla l’elenco delle motivazioni per le quali non lo sono e forse non lo sarò mai,  farsi invece una domanda pone la mente nella situazione di andare in automatico a cercare le risposte: “perché sono così felice?”. Ho scritto abbastanza, se vi interessa giocateci, la rete è piena di fantastiche Afformation  potete adottarle e crearne di nuove! J)

Gianna Glionna